Il rugby questa volta non c’entra nulla. Nei giorni scorsi ho scoperto, ahimè con sommo ritardo, le Cinque Terre. Uno di quegli angoli di Italia che sembrano usciti da una favola. E così volevo condividere la scoperta! Sarà stata la giornata di sole, la compagnia, ma posso dire che raramente mi è capitato di vedere un posto così affascinante. E così a portata di mano da Milano. Mi dispiace solo di esserci stata per la prima volta in vita mia a 31 anni e dopo tre anni all’ombra della Madonnina.
La zona è patrimonio dell’Unesco, e la cosa non mi stupisce. Cinque Terre, cinque paesini in mezzo alle colline e allo stesso tempo affacciati sul mare, ognuno diverso dagli altri, e ognuno a suo modo particolare. Partendo da La Spezia il viaggio è stato prima di tutto verso Monterosso. Ed ecco in treno la prima sorpresa. Tra una galleria e l’altra mi si sono aperti davanti agli occhi piccoli angoli di cielo, mare e paesaggi unici. Non me lo aspettavo. Avevo visto qualche foto e sul treno stavo sfogliando dei depliant, mi aspettavo di vedere qualcosa di bello, ma non così bello. Da quando sono scesa alla stazione di Monterosso a quando qualche ora più tardi sono risalita in macchina a La Spezia non ho fatto quasi altro che fare foto, stupirmi di ogni vista, paesaggio e scorcio inaspettato. È stato bello sentirsi così: vedere un posto nuovo ed essere felice di averlo visto.
Il meglio credo di averlo trovato a Vernazza e Manarola. Vernazza sembra uscita dal pennello di un artista, le case colorate intorno alla piazza che declina direttamente sul mare, le barchette in ordine una accanto all’altra, la chiesa, le stradine che si inerpicano su per il paese. Non so quanta gente frequenti le Cinque Terre in estate, ma la giornata, anche se autunnale, è stata talmente calda e soleggiata che di turisti, italiani e stranieri, era pieno. Eppure non c’era confusione, nessun rumore fastidioso, quelli che a volte in tante località di villeggiatura ti fanno quasi pentire di esserci andato. Lo stesso nei treni, in alcuni orari molto affollati, o in quei sentieri più frequentati, perché più accessibili e facili. Mi piace pensare che anche gli altri fossero rapiti quanto me dalla bellezza di quei luoghi da ricordarsi – cosa che magari ogni tanto in città ci si dimentica – di portare rispetto, agli altri e alla natura. Anche se in quella che è stata ribattezzata la via dell’Amore, che collega Manarola a Riomaggiore in circa 20 minuti, targhe, piante e qualsiasi superficie vagamente liscia sono state ricoperte con scritte più o meno originali. Agli innamorati, però, a volte si può perdonare qualcosa! E tra un “Alex + Gemma” o un “Andrea e Silvia per sempre”, si vedono lucchetti attaccati un po’ ovunque, a dimostrazione che l’invenzione di Federico Moccia è andata oltre Ponte Milvio a Roma. Qualche buontempone si è anche divertito a legare vicino ai “lucchetti dell’amore”, oggetti di varia natura che forse qualcuno dovrebbe prendersi la briga di togliere. L’organizzazione del Parco delle Cinque Terre, vista la sua presenza così capillare in ogni stazione, e la grande attenzione a tutti i dettagli: guide, indicazioni e informazioni, gadget, prodotti tipici, forse si è lasciata sfuggire giusto questo piccolo particolare. L’antidoto comunque è disponibile seduta stante. Basta rivolgere lo sguardo al mare e via ci si dimentica del resto! Per quanto di cattivo gusto.
Morale della favola, l’estate prossima mi sa tanto che dovrò proprio tornarci.
Categorie: Viaggi
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Commenti
Margherita Terrusi 04/nov/2009
cinque terre 09/nov/2009
Sergio 22/set/2010